L’azienda agricola di Riccardo in questi anni ha utilizzato le risorse forestali a chilometro zero, principalmente e prioritariamente quelle provenienti dal territorio di Caprezzo, allo scopo di produrre energia da fonte rinnovabile, sia termica che elettrica, ma con la visione di inserire l’impianto di cogenerazione in un “sistema circolare”, che cogliesse tutte le ampie possibilità derivanti dall’attività forestale.In dettaglio il progetto di Riccardo prevedeva future attività, o meglio “desideri” del giovane imprenditore, da considerarsi tra loro complementari e che si possono riassumere nei seguenti temi generali:

1. produzione di pellet, questo si, al contrario di tanta altra facile pubblicità ingannevole, a “chilometro zero” in quanto prodotto ESCLUSIVAMENTE con il c.d. “cippatino”, ovvero il materiale di pezzatura non utilizzabile nell’impianto di cogenerazione derivato dalla cippatura del legname. Nel dettaglio la produzione sperimentale garantiva un quantitativo giornaliero di circa una tonnellata di pellet (ovvero 70 sacchi da 15 kg circa) che veniva venduto direttamente in loco. Tale produzione impegnava n.1 operatore a tempo pieno.

2. utilizzo del surplus di energia termica quale elemento integrativo di una prossima attività ricettiva, energeticamente autonoma, da realizzarsi nel vicino alpeggio di proprietà dell’azienda, dove si aveva intenzione di realizzare un piccolo “agriturismo”, dotato di locali ricettivi e di somministrazione prodotti tipici, con una piccola piscina di acqua calda, riscaldata dall’impianto.Tale attività avrebbe dovuto impegnare n. 2 persone dedicate a tempo pieno.

3. coltivazione e allevamento in ambiente montano erano le altre attività che Riccardo intendeva intraprendere nei prossimi anni: dai terreni di proprietà e in affitto si intendevano ricavare i prodotti da proporre nell’agriturismo oltre a quelli che potevano essere commercializzati. Si tratta di coltivazione di piccoli frutti, ortaggi e viticoltura eroica e allevamento di bovini. Tale attività avrebbero richiesto n. 1 o 2 persone dedicate a tempo pieno.

4. presidio del territorio e facilitatore turistico, legato alla particolare localizzazione dell’impianto, posto lungo una delle principali direttrici di salita e-bike, che avrebbe potuto facilmente accogliere i bikers che avrebbero trovato un punto di ricarica per le bici, ad energia totalmente sostenibile e con un immediato richiamo all’ambiente circostante, un punto di ristoro nel vicino agriturismo e un punto informativo per l’outdoor dell’intera valle Intrasca.

A queste attività, a fronte della ricostruzione dell’impianto distrutto, si aggiungevano quelle relative alla produzione di energia e alla filiera forestale, come segue:
5. produzione di energia. Tale produzione impegnava n.1 operatore a tempo pieno.
6. filiera forestale. La filiera forestale diretta dell’azienda prevedeva l’impiego a tempo pieno di n. 3 operatori forestali da ritenersi in quota del 60% destinati alla pro-duzione di cippato e il restante 40% quale attività foresta-li generiche.


Sulla parete dell’impianto che è andato distrutto nell’incendio Riccardo aveva scritto una frase, tratta da un libro di Marco Balzano: “Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi avere paura di restare” («Resto qui» – Marco Balzano – Einaudi Editore – 2018)

La scritta non c’è più, così come la parete, o le tavole di legno che rivestivano il fabbricato e che Riccardo aveva tagliato da tronchi di abete con la sua prima motosega che aveva comperato quando aveva dodici anni: tutto quello che Riccardo aveva ora non c’è più. Per Riccardo il suo paese ha un significato, e non ha paura di restare a Caprezzo. Caprezzo è un comune montano della provincia del Verbano-Cusio-Ossola e conta 172 abitanti. A seguire si allegano alcune immagini che raccontano l’esperienza relativa: alla costruzione dell’impianto, con legname proveniente dalle vicine foreste di conifere all’inaugurazione e quotidianità, l’impianto con la presenza del personale, amici e visitatori.